Memoria Remota
Testo Critico
Un passaggio si apre se osserviamo più attentamente, il nostro corpo si muove sfiorando e calpestando una natura che non smette mai di sorprenderci. Ci inoltriamo sulla cima più alta alla ricerca del respiro del vento. Il silenzio totale è sopra di noi immersi nella notte possiamo camminare sopra le stelle. Il corpo si immerge e rinasce ogni volta ripetendo lo stesso rituale ancestrale. E' nella piena luce sento di appartenermi. L'animale che inseguo è il mio io che corre con me.
Enzo Distinto
E sopra le stelle camminava anche il vagabondo di J. London, quando tra bagliori di luce, superando di un balzo il tetto della prigione e il cielo della California, fu libero. Libero di attraversare visioni di altri tempi e di altri luoghi, su cui si soffermò anche il nostro sguardo da bambini, ma che oggi “confuse e indistinte” ci sembrano sogni. Dicono che il sapere mitico e la sua memoria vengano e si manifestino lì, sia nelle schegge del divino che sopravvive in noi, sia in quelle presenze animali, “portatrici di fuoco”, che persistono nel visitare l'uomo nella notte, nonostante il loro sterminio che nei secoli è diventato senza pietà. Ma in questa conoscenza immaginifica, non si tratta di riconquistare una perduta integrità, o ritrovare un'innocenza originaria cui ricongiungersi. Si tratta di poter usare questa immaginazione ed il suo potenziale creativo, anche per costruire nuove storie, cambiare la storia. In Memoria Remota non c'è quindi tempo per uno sguardo nostalgico all'età dell'oro, è necessario pensare al presente e vederlo dalla prospettiva che verrà. Liberarsi dalla trappola umanistica, quale risultato di secoli in cui l'uomo tutto ha voluto antropocentrizzare ─ dall'evoluzione alle gerarchie di specie ─ e superare la dicotomia tra natura e cultura: le opere in mostra affrontano questo assioma, che con la forza del frammento si ritrova nell'intera produzione di ricerca artistica di Enzo Distinto. E' la forza di una necessità ecosofica, e l'esigenza di percorrere “linee di fuga”, che poi sono sempre strategie etico-politiche. Riconoscersi parte attraversata e che attraversa una complessa rete di flussi e legami, a cui Enzo Distinto dà forma intrecciando corsi di fiumi tra loro lontani, creando improbabili combinazioni cartografiche, manipolando la geopolitica con mappe che trasformano i confini in luoghi di connessioni tra popoli e razze, la biodiversità in geografie meticce. Una continua riscrittura del cosmo, che qui vediamo in Fragili Conversazioni, un planisfero che unisce antiche cartografie ritagliate ed assemblate secondo nuove coordinate.
In Memoria Remota, Enzo Distinto ci posiziona in una prospettiva post-umana, e lo fa spingendoci verso il “divenire animale”, ovvero attraverso il riconoscimento della solidarietà transpecie e al “divenire terra”, in cui la sostenibilità sociale e ambientale non è solo una crisi da risolvere ma il desiderio di generare una relazione leale e non gerarchica con il sistema pianeta. Divenire-animale. Un processo di continua ibridazione con le alterità animali a partire dalla decostruzione politica dell'individuo. Nelle immagini di Ascolta il grido dell'animale fantastico che custodisce la tua anima, figure di animali fuoriescono dalla bocca delle persone ritratte, come fuoco. Si tratta di fotografie scattate dall'artista durante le visite nei Musei di Scienze Naturali e successivamente assembrate a quelle dei volti, con stampa a getto di inchiostro su gres, effetto cemento. Il “silenzio” ed il ripetersi del “rituale ancestrale” di cui ci parla Enzo Distinto, al pari delle pratiche totemiche, sono un processo astratto di zoomorfismo, ma la trasformazione simbiotica è possibile e reale. Dovremmo forse provare a dimenticare ogni significato simbolico attribuito a questi animali e, dopo averli digeriti, restituirli alla vita per correre insieme: una co-esistenza di anima-li. Divenire-terra. Un riposizionamento dell'uomo nella biosfera. E' da quella “natura che non smette mai di sorprenderci” che sono stati raccolti e collezionati gli elementi che compongono le sculture. Nello specifico, si tratta di reperti raccolti in tre luoghi differenti ─ il Parco Nazionale del Vesuvio, il Parco di Cuma e la Valle di Diano presso il fiume Bussento, che la attraversa prima di sfociare nel Mar Tirreno, nel Golfo di Policastro ─ e che sul filone di ricerca aperto dai non-sites potremmo vedere come degli “indoor earthworks”, una Terra portata dentro. I Rilievi sono fossili senza tempo, calchi in malta cementizia di quei luoghi boschivi impressi nella pietra. In Lo strato geologico della superficie terrestre questi detriti dell'ambiente, rami e foglie caduti, diventano invece oggetti in bronzo: sono tutti reperti di un'archeologia fantascientifica, traccia di una estinzione già avvenuta. “Tornare sulla Terra” estendendo la democrazia anche alle acque ed alle foreste, ovvero a tutto ciò che in quanto terrestre compone quell'entità attiva e pericolosa che è Gaia, la quale nulla a che vedere con l'aspetto rassicurante delle Dea Madre. Nella natura-cultura di Memoria Remota si mostra la possibilità di ritrovare un'alleanza perduta, o creare una nuova Arca post-diluviana popolata da ibridi e simbionti, dove la metamorfosi non è mai definitiva. Si può partire da qui, per tornare sotto il caldo sole della California, dove venivano prodotte le micidiali macchine del “Manifesto Cyborg”, per ora dire: “Make Kin Not Babies”. Un nuovo paradigma di convivenza tra umano ed inumano, da ricercare nei legami senza sangue della nostra memoria remota, che potrebbe però divenire anche la memoria che scegliamo di donare al futuro.
Valentina Apicerni